19/04/2024

Public speaking: parlare in pubblico con autorevolezza

Public speaking: parlare in pubblico con autorevolezza

Public speaking: parlare in pubblico con autorevolezza

Padroneggiare l’arte del public speaking attraverso la cinesica, l’abbigliamento, il tono della voce e la gestualità

L’era digitale ha rivoluzionato il mondo in ogni sua sfaccettatura, velocizzando le comunicazioni ed accorciando le distanze geografiche. Eppure, nonostante chat, videochat, streaming e videocorsi, la figura dell’oratore, che si diletta nel public speaking, non ha subito contraccolpi. Questo accade perché i messaggi non vengono veicolati soltanto a livello verbale ma anche attraverso i movimenti corporei (cinesica) e l’aspetto fisico. Nonostante i coach mostrino un innato carisma ed un’incrollabile sicurezza sul palcoscenico, per acquisire queste abilità hanno dovuto studiare. Parlare efficacemente in pubblico, infatti, richiede controllo della gestualità, corretta postura, abbigliamento curato e tono di voce accattivante.

Linguaggio non verbale, l’essenza della comunicazione

Qualunque sia l’oggetto di una narrazione, affinché desti interesse bisogna abbinarlo ad uno specifico pattern comportamentale. È importante ricordare che il 55% della comunicazione è di tipo non-verbale e si manifesta con azioni consce ed inconsce. Scegliere tra giacca e cravatta o jeans e canottiera, fa parte delle attività consapevoli. Mordersi le labbra, incrociare le braccia, toccarsi il collo sono invece azioni inconsapevoli dettate da un preciso stato emotivo. Conoscere i segreti del linguaggio non-verbale serve non soltanto a decodificare l’indice di gradimento degli ascoltatori ma soprattutto a modulare il proprio atteggiamento. Il perfetto oratore deve essere aperto e cordiale, quindi non può restare incatenato in quella che Joe Navarro, ex agente dell’FBI, chiama “fissità”: l’immobilismo viene infatti accomunato ad inadeguatezza ed imbarazzo. Molto meglio parlare e, contemporaneamente, camminare, impegnandosi nella mimica antigravitazionale. Quest’ultima spinge a portare le braccia e le mani in alto, il busto in avanti e la colonna vertebrale in posizione corretta. Com’è intuibile, spalle ricurve e sguardo basso, sono sconsigliati, poiché comunicano disagio e scarsa autostima.

Abbigliamento, quando l’abito fa il monaco

Che l’abbigliamento sia una forma di comunicazione, non è certo una novità. Se ciò non fosse vero, i CEO delle multinazionali potrebbero intervenire ai meeting aziendali in felpa e bermuda senza causare scalpore. Ciò invece non accade mai, poiché l’aspetto curato è sia indice di affidabilità che di rispetto. Se l’oratore può vantare un profilo di grado elevato, è opportuno che indossi un completo o un tailleur, capace di sottolineare sobrietà ed autorevolezza. Quando ad impegnarsi nel public speaking (approfondisci su https://massimilianocavallo.com/) è invece un individuo di giovane età, si può sfoggiare un look meno formale, fresco e dinamico. Bisogna inoltre tenere in considerazione la personalità del coach e le tematiche affrontate: la dissonanza, infatti, viene percepita come foriera di menzogne. Cosa accadrebbe se, ad esempio, ad un convegno pro-vegan l’oratore indossasse una giacca di pelle? Verrebbe compromessa la sua credibilità.

Tono della voce, suggerimenti e trucchi

Il tono della voce, il timbro, la dizione e la rapidità con la quale si emettono i suoni, nel public speaking sono noti come “linguaggio para-verbale“. Le voci stridule possono irritare il pubblico, perciò è consigliabile ricalibrarle eseguendo vocalizzazioni regolari. Una flemma eccessiva, priva di slancio e passionalità, può invece annoiare gli spettatori, spingendoli a distrarsi e disertare. Cosa fare, dunque, per comunicare con autorevolezza? Esercitarsi ogni giorno, anche davanti allo specchio, osservandosi attentamente. Perché un discorso sia davvero brillante, non deve poi abbondare né iniziare con intercalari, come “allora”, “quindi” o “non so”: meglio impegnarsi nel saluto e nella presentazione. È opportuno evitare anche espressioni del tipo “apriamo una piccola parentesi” poiché veicolano l’idea che quell’informazione lì, in fondo, non sia utile. Se ci si ferma temporaneamente, le mani vanno inserite in tasca lasciando il pollice all’esterno, gesto che trasmette profonda autostima. Se si è invece seduti, le mani devono assumere la posizione a guglia, con i polpastrelli che si toccano tra loro, senza che le dita si incrocino.